Vetrine di via Broseta, dicembre 2016

Vetrine di via Broseta, luglio 2016

Vetrine di via Broseta, maggio 2012

Vista su via Papa Giovanni XXIII, primi anni '90

La storica vetrina in via Papa Giovanni XXIII, primi anni '90

Esposizione in via Papa Giovanni XXIII, anni '80

Esposizione in via Papa Giovanni XXIII, anni '80

Esposizione in via Papa Giovanni XXIII, anni '80

Esposizione in via Papa Giovanni XXIII, anni '80

Esposizione in via Papa Giovanni XXIII, anni '80

Esposizione in via Papa Giovanni XXIII, anni '80

L'ECO DI BERGAMO, incontro con A. Castiglioni, 1982


Proporre luce è il nostro mestiere.

 

Sono passati ormai 40 anni da quando, nel lontano 1977, i fratelli Enzo e Roberto Catellani danno vita a Puntoluce, uno spazio nel centro della città di Bergamo dove vendere non più lampade ma luce. Lo studio del logo e dell’immagine coordinata vengono affidati a Enrico Baleri, noto designer e imprenditore bergamasco. Sono anni di grande fermento nel mondo del design industriale, anni in cui le lampade di Magistretti, Scarpa, Castiglioni (ospite di Puntoluce) si consacrano definitivamente a simbolo del grande design italiano. I fratelli Catellani decidono di accostarsi a questa realtà diventando distributori dei più importanti marchi italiani di illuminazione quali Flos, Artemide, Fontana Arte, Oluce. Anche l’esposizione, sapientemente progettata da Baleri, rispecchia questa scelta attraverso un approccio pulito e moderno, distinguendosi così dai contemporanei negozi di lampadaristi, fatti di vetri, paralumi in tessuto, catene e gocce di cristallo. Gli anni ‘80 portano una ventata di innovazione nel mondo della luce: si inizia a parlare di calcoli illuminotecnici e di progetto di illuminazione; nascono nuove sorgenti luminose, come le dicroiche a basso voltaggio, che introducono una nuova gamma di faretti di dimensioni più piccole e più performanti, rivoluzionando il modo di progettare la luce. A quegli anni risalgono importanti progetti di illuminazione pubblica e di numerose chiese della città e provincia; più comuni invece i progetti per mostre, negozi, residenze private. Puntoluce diventa così un punto di riferimento per numerosi architetti e progettisti che iniziano a capire l’importanza della luce già nella fase di progettazione. Ad oggi sono ormai migliaia i progetti realizzati in Italia e nel mondo. Grazie all’enorme esperienza e alla profonda conoscenza acquisita in 40 anni, Roberto Catellani e lo staff di Puntoluce continuano a proporre e a diffondere, non lampade, ma una vera e propria cultura della luce, accompagnando privati e professionisti nella scelta migliore e ricordando sempre che la luce, oltre ad aspetto tecnico-funzionale, è pura emozione.

 

­­­­Una nuova cultura della luce.

(estratto da QUIBERGAMO, Mensile della città, Febbraio 1998, N°54)

di Vito E. Filì

 

Da oltre vent’anni a Bergamo è l’uomo della luce. Roberto Catellani ci parla di come la luce influisce sulla nostra vita e di come un nuovo atteggiamento nei confronti del suo utilizzo può migliorarne la qualità.

Quando il Creatore decise di veder chiaro in quell’universo che stava creando di giorno in giorno, pronunciò la famosa frase e la luce fu. Da quel giorno la luce rischiarò le tenebre, si fuse con l’acqua e con gli altri elementi del creato e sulla terra nacque la vita. Venire alla luce è sinonimo di nascere; il buio invece, è paura, tenebra. Roberto Catellani a Bergamo è, con buona ragione, considerato “l’uomo della luce”. Da più di vent’anni illumina le nostre case, i nostri uffici, le chiese, le strade e i musei di Bergamo. Parlare di lui è come vedere per la prima volta il mondo sotto…una luce differente. “Qualsiasi cosa – ci dice – rende di sé stessa un’immagine diversa al cambiare della luce che la illumina e, di conseguenza, cambia la nostra percezione di quella cosa. Si pensi a come la luce può variare la sensazione di spazio: la sola luce di una lampada da tavolo, renderà l’ambiente raccolto, intimo, predisponendoci psicologicamente per incontri confidenziali e rilassati con poche persone. Ma se nella medesima stanza dovete ricevere molta gente, ecco che una luce più diffusa ed intensa farà apparire l’ambiente molto più spazioso di quanto non sembrasse con la sola luce di prima.

Come influisce la luce nella nostra vita?

Non sempre si riescono a cogliere quanti dei nostri comportamenti sono in stretta relazione con la luce nella quale siamo immersi. Una giornata tersa e luminosa ci mette di buon umore, così come un risveglio sotto un cielo coperto ci può deprime. E questo è solo l’inizio…la luce è presente in tutta la nostra giornata, dal momento in cui accendiamo le lampade sullo specchio del bagno (anche in questo caso, dopo una certa età, una luce giusta aiuta a non deprimersi) fino a quando chiudiamo gli occhi per dormire. Durante tutto questo tempo viviamo immersi in luci diverse, in relazione al tipo di vita che ognuno di noi conduce; chi in ufficio, chi in fabbrica, chi in negozio, tutti comunque circondati, illuminati, immersi nella luce e, spesso inconsciamente, condizionati emotivamente dalla qualità, dal colore e dall’intensità di questo fluido che ci avvolge. Fino all’inizio di questo secolo gli uomini si accontentavano della luce del sole e tuttalpiù ricorrevano a quella del fuoco. Ma da quando hanno scoperto la corrente elettrica e inventato la lampadina, hanno ingaggiato una vera e propria battaglia con il buio arrivando ad illuminare le case, le strade, gli stadi, e tutto quanto possa, con il “click” di un interruttore, essere strappato alle tenebre e illuminato quando il sole non c’è. All’inizio c’era solo la lampadina, poi sono arrivati i tubi al neon e con questi due elementi il mondo ha conosciuto una nuova era. Da allora il calare della notte sulla terra ha un diverso aspetto e le attività dell’uomo non sono più costrette ad arrestarsi con il tramonto del sole.

Com’è la luce che di solito ci circonda?

La luce che illumina le nostre giornate è quasi sempre costituita da un mix in cui la fonte naturale è protagonista nelle giornate luminose e nelle ore centrali della giornata, mentre la luce artificiale prevale, invece, dopo il tramonto e durante la sera. Tutto questo è ovviamente in funzione di come viviamo, di quali attività svolgiamo e in quali luoghi trascorriamo la nostra giornata. È probabile che un contadino sia più esposto alla luce del sole di un impiegato, come del resto è vero che laddove le ore di luce sono di più ed il cielo è sempre sereno vi sarà meno bisogno della luce artificiale. Nella maggior parte dei casi, alla latitudine di Bergamo, considerata la tipologia delle nostre abitazioni e dei nostri luoghi di lavoro, possiamo dire che, mediamente, trascorriamo più della metà delle ore di una giornata normale immersi nella luce artificiale, anche se è sempre più diffusa la tendenza, ove possibile, per gli interni di case e uffici, di integrare le due componenti, offrendo possibilità di modulazione e combinazione tra esse.

La luce può influire anche sui nostri stati d’animo?

Esattamente. Pensate solo all’emozione che possono dare le particolari luci delle chiese, oppure al ruolo che la luce ha quando siete alla guida o quando improvvisamente la luce “va via”. Sarebbe noioso a questo punto elencare le varie situazioni dove i nostri comportamenti, frutto di ciò che i nostri sensi ci trasmettono, sono più o meno influenzati dalla quantità/qualità della luce, ma è assolutamente certo che una corretta illuminazione influisce positivamente su qualsiasi attività umana. È un ingrediente fondamentale della qualità della nostra vita e, una più diffusa cultura della luce, renderebbe migliori le nostre attività lavorative ma anche quelle di svago. Altro particolare aspetto questo dove la luce svolge un deciso ruolo di primo piano, vedi discoteche ma anche il teatro per non dire del cinema, che è luce proiettata o della televisione. In futuro non sarà strano vedere ambienti con illuminazioni colorate adatte, da un punto di vista emotivo, a ciò che si svolge.

Cosa si intende per “cultura della luce”?

Inizia nella fase di progettazione di quelli che saranno gli spazi abitativi o lavorativi, tenendo conto della necessità di dare un’esposizione alla luce del sole tale che risulti la più adatta per le funzioni a cui la struttura sarà destinata. La luce diventa quindi elemento architettonico, come se fosse un materiale da costruzione: essa dà l’impressione di appiattire, dare profondità, alzare o abbassare l’ambiente che, infatti, può essere interpretato in modo assolutamente differente con una buona gestione della luce. Bisogna, però, essere capaci, oltre a misurare una corretta intensità in base a fattori indiscutibili, anche di cogliere l’aspetto emotivo dell’insieme, cioè di interpretare il compito di illuminare, con una serie di valutazioni frutto di anni esperienza. […] Purtroppo la luce non si può descrivere per telefono, né mostrare in modo esaustivo via internet, bisogna esserci dentro, sentirsela intorno e addosso per capire se è la luce giusta. Non è solo questione di materiali. Soprattutto è un fattore di esperienza oltre che di creatività. La luce è un elemento duttile come nessun altro: prende qualsiasi forma e qualsiasi colore. Oggi con le fibre ottiche si arriva ovunque e con esse è possibile realizzare illuminazioni molto particolari, specie nel campo dell’illuminazione di opere d’arte. A questo proposito devo registrare che una certa “cultura della luce” si sta diffondendo in chi espone opere o reperti particolari, come nel caso dell’impianto speciale in fibre ottiche che ho realizzato per alcuni espositori dell’Accademia Carrara o per il sistema di illuminazione realizzato per la mostra dei tesori miniati.

Com’è possibile avere la luce giusta?

Solo dopo un attento studio dell’illuminazione naturale di cui si può disporre e in funzione dell’attività a cui si può disporre e in funzione dell’attività a cui è destinato un certo ambiente, sarà possibile, scegliendo sorgenti luminose artificiali, creare la “luce più adatta” che, integrando o sostituendo quella del sole, sarà in grado di offrirci le migliori condizioni di illuminazione. Saper modulare e soprattutto calibrare la luce nella quale viviamo a seconda delle necessità specifiche di ogni situazione, è diventata una materia trasversale che coinvolge progettisti, costruttori ed installatori. L’illuminotecnica moderna è in grado di combinare e gestire la luce in modo da offrire una gamma elevatissima di soluzioni, studiando con supporti specifici di ottica e di oftalmologia e persino di psichiatria, quale sia la luce migliore da utilizzare. Questo sia che si tratti di una abitazione, di un’officina meccanica, di una piazza, di una banca o della sala d’attesa di un aeroporto, prescindendo da fattori personali legati ovviamente alla sfera delle percezioni soggettive, delle sensazioni: la luce è una sensazione che ognuno di noi vede e riflette in modo personale. In sintesi la “cultura della luce” è quell’insieme di conoscenze ed esperienze che consentono di mettere ogni cosa in “buona luce”.